Eventi 2023
BPER Banca
Genova e il suo mare
“Arrivando a Genova vedrai una città imperiosa,
coronata da aspre montagne,
superba per uomini e per mura,
signora del mare”.
Con queste parole il sommo poeta Francesco Petrarca celebrava Genova, la Superba, gloriosa potenza commerciale già al suo tempo. Situata in una posizione strategica, la città ha da sempre legato la sua storia e la sua ricchezza al mare. Un rapporto indissolubile al punto che era anche definita “la Dominante dei mari”.
L’esposizione, a cura de La Galleria corporate collection di BPER Banca, vuole raccontare questo connubio attraverso nove opere del patrimonio artistico ligure dell’Istituto emiliano: nove modi diversi attraverso i quali l’arte ha voluto rappresentare la simbiosi fra ”Genova e il suo mare”.
Il dipinto di apertura è un acquarello di Henry Parke (Londra, 1790 – 1835) che ritrae una veduta di Genova e San Pier D’Arena a 360°. Datato 1822, rappresenta uno studio di quello che al tempo veniva chiamato “Panorama”, inteso come una sorta di diorama. Quest’ultimo era un sistema di raffigurazione pittorica che veniva inserito all’interno di una grande struttura cilindrica, al centro della quale l’osservatore poteva godere della vista di un paesaggio a grandezza naturale e nella sua totalità. Non solo vedute e quartieri urbani, ma spesso questi complessi riproducevano paesi e situazioni lontane nel tempo e nello spazio oppure ricostruzioni di battaglie e fatti storici. Rappresenta quindi un primo incredibile tentativo di “realtà aumentata” ante litteram, una forma d’arte “immersiva”, sbalorditiva per quei tempi.
Il “modelletto” in esposizione probabilmente non andò oltre questa fase di studio. La sua monumentale costruzione, oltre che dispendiosa, avrebbe difficilmente trovato ospitalità nelle strutture esistenti a Genova. Infatti, ipotizzando un cilindro con diametro di 20 metri, l’altezza avrebbe dovuto raggiungere i 14 metri.
Il Gran Tour nell’Europa del Settecento
Questo “giro turistico” d’altri tempi era intrapreso da giovani di buona famiglia e intellettuali alla scoperta della cultura del continente, di cui l’Italia costituiva una meta imprescindibile e spesso tappa finale dell’itinerario.
Le città più visitate del Bel Paese erano Roma, Firenze, Venezia, ma anche Napoli (alla scoperta delle rovine di Pompei) e la Sicilia, scelta soprattutto per i monumenti e i segni del passaggio della cultura greca sull’isola. Il viaggio rappresentava dunque un’occasione per conoscere nuovi posti e differenti culture, ammirare le bellezze artistiche locali, venire in contatto con realtà diverse e, più in generale, fare esperienze.
Un momento importante era l’acquisto di oggetti d’arte, la commissione di un ritratto da parte di un pittore noto del posto e, soprattutto, la ricerca di opere che raffigurassero vedute e paesaggi italiani.
Anche Genova cercò di diventare tappa di questi tour e le tavole del pittore e incisore Antonio Giolfi (Genova, 1721 – 1796) furono senz’altro uno strumento atto a questo scopo.
Le sue stampe colpiscono soprattutto per l’ampia dovizia di dettagli e rappresentano un documento storico importantissimo, perché specchio di un panorama urbano, collinare e marino oggi profondamente diverso.
Le quattro acqueforti in esposizione sono state scelte per il modo in cui Giolfi ha saputo raccontare il rapporto fra Genova e il mare: vedute caratteristiche e di grande bellezza della città, dove la terra… incontra il Mediterraneo.
Genova vista attraverso Antonio Giolfi
Intorno al 1769 l’abate Antonio Giolfi, direttore della ‘scuola di pittura e disegno’ dell’Accademia Ligustica dal 1756 al 1760 e accademico di merito, progettò la realizzazione di venti vedute di Genova con la tecnica dell’acquaforte, che fissarono per sempre i canoni settecenteschi dell’iconografia di rappresentanza della città. La serie, eseguita dall’artista con diverse collaborazioni, era intitolata Raccolta di diverse vedute della città di Genova e delle principali sue parti e fabbriche e rappresentava un’importante occasione per la città per pubblicizzare la propria fama di polo artistico da visitare e ammirare. A questo proposito, l’artista ha volutamente utilizzato didascalie bilingue (in italiano e francese) per rendere le illustrazioni fruibili anche agli stranieri. Il capoluogo ligure ambiva infatti a diventare una tappa consueta nei Grand Tour, i circuiti di viaggio turistico-culturali compiuti dagli intellettuali e dalle classi più agiate dell’Europa del tempo.
Le acqueforti prodotte da Giolfi mostrano una Genova luminosa e ordinata, in cui si sono volutamente esclusi scorci dell’angusto centro storico di sapore medievale.
Nelle tavole domina l’immagine di un contesto moderno, con prospettive dilatate, deformando quindi abilmente la realtà per migliorare l’aspetto urbano e paesaggistico. La città appariva dunque in una nuova veste, ma sempre forte della propria storia e del proprio glorioso passato, per suscitare curiosità e ammirazione nei forestieri.
I viaggiatori che visitavano Genova avevano dunque l’opportunità di portarsi a casa un ricordo de La Superba, attraverso l’acquisto di queste pregevoli stampe.
Le quattro acqueforti di Giolfi qui esposte raccontano quattro vedute marine di grande bellezza de La Superba, molte note al tempo, al punto da diventare fonte di ispirazione per numerosi vedutisti.
Una grande corporate collection
La Galleria studia, valorizza e rende fruibile al pubblico il prezioso patrimonio artistico e archivistico di proprietà di BPER Banca.
La Collezione di dipinti di BPER Banca è fortemente connotata da nuclei storico-artistici territoriali, che affiancano il principale corpus rappresentato da opere di ambito emiliano e romagnolo dal Quattrocento al Settecento. Fra le altre raccolte collezionistiche merita sicuramente di essere citato il nucleo ligure, con opere rappresentative del Barocco genovese, ben rappresentato da capolavori dei suoi maggiori esponenti quali Assereto, Fiasella e Strozzi, la raccolta di dipinti di ambito abruzzese, tra i quali spiccano le tavole di Cola dell’Amatrice e il trittico del Maestro dei Polittici Crivelleschi quali esempi altissimi della “scuola aquilana”, momento più importante del Rinascimento abruzzese. Necessitano di essere citati anche i nuclei di paesaggi dell’Ottocento napoletano, quello ferrarese, che presenta una vasta raccolta di opere antiche e moderne – tra cui quelle del paesaggista Giuseppe Zola e dell’artista italo-belga Jules Van Biesbroeck. Alcune importanti evidenze contemporanee, come nel caso dei lavori di Antonio Ligabue e altri artisti protagonisti del Novecento, come Schifano, Sironi, Accardi e De Chirico, rappresentano l’arte del Novecento.
Fondamentale, nella complessiva definizione del patrimonio culturale, è l’Archivio Storico che, grazie a una vasta raccolta documentale, è testimone della storia dei territori in cui è presente BPER Banca e delle sue profonde trasformazioni sociali.
La Galleria crede in una cultura viva, aperta e fruibile. Per questo promuove il patrimonio culturale di BPER Banca perseguendo obiettivi di responsabilità sociale d’impresa, tramite tematiche attuali e rilevanti, rivolte soprattutto alle nuove generazioni. Per un futuro sostenibile, equo e consapevole.
Una grande corporate collection.
Un luogo dove scambiare cultura e idee, per dare all’arte il giusto valore
Galata Museo del Mare
Re Vittorio, il piroscafo “regale”
In un’epoca di turismo di massa come la nostra, è difficile prevedere se gli arredi e l’oggettistica di bordo delle odierne navi da crociera – giganti progettati per trasportare più di 5.000 passeggeri oltre all’equipaggio – sopravviveranno un giorno all’usura del tempo e delle mode.
Il paragone con un’epoca in cui il viaggio oceanico era anche uno “status symbol” è spontaneo. Sono sempre più rare oggi aste di marina nelle quali sia possibile trovare oggetti che si siano salvati dalla demolizione delle navi su cui avevano viaggiato. Si tratta di un patrimonio, spesso veri e propri capolavori commissionati a suo tempo a noti artisti, oramai per lo più disperso in case private. Se si eccettuano dipinti, stampe e strumenti di navigazione, ben poco è conservato nei nostri musei per la libera fruizione al grande pubblico.
E’ dunque con orgoglio che il Museo Galata può oggi prestare per l’esposizione “Antiqua” alcuni arredi di bordo del transatlantico “Re Vittorio”, provenienti da una donazione privata e sinora mai esposti al pubblico.
Il “Re Vittorio” apparteneva alla classe di piroscafi detta “regale” (gli altri furono il “Regina Elena” e il “Principe Umberto”). Insieme alla classe “ducale”, furono 6 navi che la Navigazione Generale Italiana, la maggiore compagnia marittima nazionale, mise in cantiere agli inizi del ‘900 per servire la rotta sudamericana. Erano navi con una stazza media di quasi 8000 tonnellate, ben lungi da quelle adottate in Nordeuropa, che si aggiravano intorno alle 10-12.000 tonnellate. Tuttavia, per velocità, capienza di passeggeri, lusso e comfort, esse costituivano un felice compromesso tra costi di gestione ed esigenze della linea. Inoltre, erano i primi grandi transatlantici prodotti “in casa” e non commissionati
Il “Re Vittorio” fu costruito a Genova nei cantieri Odero, varato nel 1908 e demolito nel 1928. La distribuzione degli spazi manteneva la concezione della stratificazione sociale tipica dell’epoca: nei ponti superiori i passeggeri agiati, in quelli inferiori gli emigranti (1.200 questi ultimi, tanti ne poteva trasportare la nave). La prima classe contava su 3 appartamenti di gran lusso con camera, salotto e toelette; 2 cabine di lusso con bagno privato e 41 cabine singole e doppie: in totale 100 posti. Gli ambienti comuni comprendevano il giardino d’inverno e la sala fumatori e la sala musica. Le cabine di seconda classe erano 28, a 4 o 6 posti, disposte a poppa su tre ponti, per un totale di 124 passeggeri. Qui si trovava anche un salone da pranzo capace di 102 posti a sedere in stile liberty, che precorreva già le tendenze moderniste del dopoguerra.
La realizzazione degli interni era opera di decine di ebanisti, intarsiatori, cesellatori e decoratori della Società Rinaldo Piaggio, che aveva sede in un capannone a Sestri Ponente, confinante con i cantieri Odero. Qui si trovavano anche gli uffici di progettazione degli allestimenti. Questi ispiravano “calore” attraverso i materiali impiegati: legno e tessuti, tappezzerie, decorazioni in vetro, ferro battuto e stucchi.
La filosofia alla base era che il viaggiatore dovesse dimenticarsi il più possibile di trovarsi in mezzo ad un oceano insidioso. Anche quando dagli anni ’20 andò affermandosi lo stile Novecento – grazie ad architetti come Gustavo Pulitzer Finali e Gio Ponti – quei piroscafi di inizio secolo conservarono il generale riconoscimento per l’equilibrio ottenuto tra tecnica e arte.
Galleria d’Arte Moderna
“Il cammino finisce a queste prode”
“Il cammino finisce a queste prode” è una piccola esposizione che raccoglie un’attenta selezione di opere non al momento esposte al pubblico della Galleria d’Arte Moderna di Genova. Il titolo, ripreso da uno dei versi finali della poesia “Casa sul mare” di Eugenio Montale, è stato scelto per marcare metaforicamente il termine del percorso dell’appassionato visitatore di Antiqua che troverà uno spazio appositamente studiato per godere appieno della contemplazione di una parte del patrimonio culturale cittadino.
Filo conduttore della mostra è, assecondando il tema della kermesse, il mare. Così, come il mare può trascorrere da una languida serenità alla più cupa delle tempeste, anche l’arte ci pone difronte a soggetti lieti e talora giocosi, come le figure marine scolpite da Angelo Camillo Maine (Genova, 1892-1969); talora mesti, come ne “L’addio del marinaio. La partenza del marinaio” di Pompeo Mariani (Monza, 1857-Bordighera, 1927).
Genova e il suo rapporto con il mare vanno anche declinati nel senso dell’intenso lavoro del porto: e allora, ecco che lo “Scaricatore” di Guido Micheletti (Carrara, 1889-Genova, 1981) ci riporta dal sentimentalismo di Mariani alla dura realtà della fatica fisica dei camalli, con la marcata geometrizzazione e la decisa volumetria delle forme, che fa apparire l’uomo come una creatura spersonalizzata dal peso del carico di una merce che pare fondersi perfettamente con la sua corporeità.
